#CANNES77 – 14/25 maggio 2024 SPECIALE #8 (DAY3): Lo sguardo critico di Vittorio De Agrò dal Palais

Al Palais si respira l’aria del giorno più lungo per Francis Ford COPPOLA, e il Festival ricorda la martoriata Ucraina con il documentario di Sergei LOZNITSA

(da Cannes Luigi Noera e Maria Vittoria Battaglia con la gentile collaborazione di Vittorio De Agrò (RS) – le foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival di Cannes)

COMPETITION

BIRD di Andrea ARNOLD

Sinossi: La storia di una dodicenne che vive in uno squat nel sud dell’Inghilterra, con il padre single e il fratello

Recensione: Sebbene molti critici d’oltre Manica e d’oltre Oceano abbiano definita questa pellicola una allegoria della crisi sociale inglese e del disagio adolescenziale, destano molte perplessità le scelte cinematografiche inusuali del regista.

Sarà  soprattutto il rimbombo delle fragose risate del pubblico del Lumiere, quando con una licenza poetica la protagonista  Bailey viene salvata da una situazione  spiacevole .

Infatti l’intera struttura narrativa di Bird si fonda su fragili e approssimativi concetti sulla famiglia molto disfunzionale e la solitudine di una ragazza nel dover crescere  senza punto di riferimento.

Purtroppo anche due attori del calibro di Franz Rogowski  e James Nelson-Joyce  – considerati  giustamente due attori di punta dalle  major  ed apprezzati dal pubblico, in questa storia  i loro personaggi sono forzati, piuttosto inverosimili  se non caricaturali.

Si può  certamente raccontare  un coming age in molti modi diversi, ma esiste un limite alla creatività auto referenziale.

Ci auguriamo di poterlo rivedere a mente serena e trovare un barlume di quella allegoria decantata dai tabloid anglosassoni (Screen) dei quali testualmente riportiamo il giudizio:

“In Bird, il mondo animale penetra in ogni spazio di un film che alla fine fa qualcosa di completamente audace e inaspettato con il tema, qualcosa che chiede molto allo spettatore, ma ripaga ampiamente la sua indulgenza.”

OUT OF COMPETITION – SPECIAL SCREENINGS

THE INVASION  di Sergei LOZNITSA

Sinossi: documentario che racconta l’impatto della guerra e dell’invasione russa sul popolo ucraino. Girato nell’arco di due anni, il regista vuole mostrarci la capacità di sopravvivenza di una popolazione civile che da un giorno all’altro ha visto crollare il proprio mondo ma che non si è mai arresa e continua a lottare

Recensione: Il 20 febbraio 2022 , la Russia  ha invaso l’Ucraina iniziando “l’operazione speciale”. 27 mesi dopo l’Ucraina è   un paese devastato, martoriato, ma continua a lottare nonostante i caduti militari in battaglia  ed i civili uccisi dai missili ipersonici russi hanno raggiunto tragicamente  numeri  spaventosi.

Se inizialmente la guerra Ucraina-Russia  occupava stabilmente le prime  pagine di giornali e le prime serate sui talk show, mese dopo  mese “l’interesse mediatico” è  calato , fino al punto che dal 7 ottobre scorso, giorno dell’attacco Hamas in Israele, la tragedia  Ucraina  è  stata classificata e diffusa come fosse   una notizia come le altre.

L’occidente mostra  stanchezza, l’Unione Europea  non è  più compatta nel sostegno e anche gli Stati Uniti si sono  divisi  nel rifinanziare  il loro sostegno.

“Noi” siamo  stanchi, ci ripetiamo. Il popolo ucraino non può  ne vuole permettersi d’essere stanco. Non vuole arrendersi e così il popolo ucraino  continua la propria  vita, consapevole d’essere  un Paese in guerra. In Ucraina hanno dovuto invece  tragicamente riscoprire un concetto  del secolo scorso: vivere durante un conflitto

Il documentario di Sergei Loznista ha un semplice quanto potente concetto: non dimenticate l’Ucraina.

Sergei Loznista sceglie di mostrare ed alternare i due volti dell’Ucraina di oggi: dolore per la morte di uomini e donne morte in battaglia  contro l’invasore russo, facendo partecipare anche lo spettatore a  solenni  e toccanti funerali. Ed dall’altra parte osserviamo giovani coppie che nonostante  tutto decidono di sposarsi. Ci commoviamo per delle celebrazioni di matrimonio in comune e qualche foto ricordo con la famiglia. Una coppia accenna un breve passo di danza per strada.

Dal matrimonio semplice quanto intenso, l’occhio della camera si sposta in ospedale, in un reparto di maternità. La vita continua e si rinnova ancora in Ucraina, salutando  l’arrivo di neonati piangenti e con i volti felici dei neo genitori.

Si ritorna  alla realtà della guerra, nel vedere  anziani e non solo loro   bisognosi di un pastore caldo fornito dalla croce rossa e/o il razionamento dell’acqua potabile perché  gli attacchi russi creano gravi danni al sistema elettrico del Paese.

Un altro aspetto significativo, almeno a Kiev, del sentimento collettivo  di odio e repulsione  per tutto ciò  è  russo, si manifesta con la consegna spontanea  dei cittadini di tutta la loro personale  biblioteca russa. Centinaia di libri volutamente  mandati al macero ed usati per compensare capacità minore di riscaldamento.

I bambini sono soggetti fragili, costretti a crescere e studiare con l’incubo delle sirene antiaeree che suonano di continuo.

Tante, troppe  generazioni  di ucraini  sono state decimate, spazzate  via  dalla guerra e molti altri porteranno con sé traumi  psicologici o peggio  ancora delle dolorose mutilazioni degli  arti. Le immagini del reparto grandi mutilati che si impegnano nel percorso riabilitativo, sono devastanti sul piano emotivo.

Più il documentario  si allontana da Kiev e più si ci avvicina alle linee del fronte e quindi nel Donbass,  le immagini raccontano di palazzi sventrati, ponti fatti saltare, spiagge e boschi minati e le facce ed i discorsi delle truppe rispecchiano l’animo indomito  di un popolo  e l’inevitabile  timore di fronte alla feroce e spietata  determinazione  dell’armata Rossa nel lasciare dietro di sé morte e macerie.

Non possiamo non sottolineare  che il film di Loznitsa  sia a tratti  eccessivamente  retorico, ridondante e troppo  lento pur avendo un “nobile motivo”  esistenziale.

Non è  neanche  il miglior documentario  del regista, anzi si  vede poco la sua mano autoriale, ma non potevamo aspettarselo  da questo tipo di progetto.

L’invasione è  una testimonianza,  un toccante e potente riaffermazione che la guerra continua, anche se i media  hanno deciso altrimenti.

L’Ucraina ha subito   un ‘invasione ed ha reagito e continuerà  a farlo anche solo per non rendere vano il sacrificio  di tanti eroici ucraini. L’invasione merita d’essere vista perché possa servirci  anche da monito per quello che potrebbe succedere  anche alle nostre vite se la situazione  dovesse precipitare.

Il sangue ucraino merita giustizia , non smettiamo di ricordarcelo.

Sarebbe l’ennesimo regalo a Vladimir Putin.

Vittorio De Agrò (RS)

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