Al Palais si respira l’aria del giorno più lungo per Francis Ford COPPOLA, e il Festival ricorda la martoriata Ucraina con il documentario di Sergei LOZNITSA
(da Cannes Luigi Noera e Maria Vittoria Battaglia con la gentile collaborazione di Vittorio De Agrò (RS) – le foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival di Cannes)
COMPETITION
BIRD di Andrea ARNOLD
Sinossi: La storia di una dodicenne che vive in uno squat nel sud dell’Inghilterra, con il padre single e il fratello
Recensione: Sebbene molti critici d’oltre Manica e d’oltre Oceano abbiano definita questa pellicola una allegoria della crisi sociale inglese e del disagio adolescenziale, destano molte perplessità le scelte cinematografiche inusuali del regista.
Sarà soprattutto il rimbombo delle fragose risate del pubblico del Lumiere, quando con una licenza poetica la protagonista Bailey viene salvata da una situazione spiacevole .
Infatti l’intera struttura narrativa di Bird si fonda su fragili e approssimativi concetti sulla famiglia molto disfunzionale e la solitudine di una ragazza nel dover crescere senza punto di riferimento.
Purtroppo anche due attori del calibro di Franz Rogowski e James Nelson-Joyce – considerati giustamente due attori di punta dalle major ed apprezzati dal pubblico, in questa storia i loro personaggi sono forzati, piuttosto inverosimili se non caricaturali.
Si può certamente raccontare un coming age in molti modi diversi, ma esiste un limite alla creatività auto referenziale.
Ci auguriamo di poterlo rivedere a mente serena e trovare un barlume di quella allegoria decantata dai tabloid anglosassoni (Screen) dei quali testualmente riportiamo il giudizio:
“In Bird, il mondo animale penetra in ogni spazio di un film che alla fine fa qualcosa di completamente audace e inaspettato con il tema, qualcosa che chiede molto allo spettatore, ma ripaga ampiamente la sua indulgenza.”
OUT OF COMPETITION – SPECIAL SCREENINGS
THE INVASION di Sergei LOZNITSA
Sinossi: documentario che racconta l’impatto della guerra e dell’invasione russa sul popolo ucraino. Girato nell’arco di due anni, il regista vuole mostrarci la capacità di sopravvivenza di una popolazione civile che da un giorno all’altro ha visto crollare il proprio mondo ma che non si è mai arresa e continua a lottare
Recensione: Il 20 febbraio 2022 , la Russia ha invaso l’Ucraina iniziando “l’operazione speciale”. 27 mesi dopo l’Ucraina è un paese devastato, martoriato, ma continua a lottare nonostante i caduti militari in battaglia ed i civili uccisi dai missili ipersonici russi hanno raggiunto tragicamente numeri spaventosi.
Se inizialmente la guerra Ucraina-Russia occupava stabilmente le prime pagine di giornali e le prime serate sui talk show, mese dopo mese “l’interesse mediatico” è calato , fino al punto che dal 7 ottobre scorso, giorno dell’attacco Hamas in Israele, la tragedia Ucraina è stata classificata e diffusa come fosse una notizia come le altre.
L’occidente mostra stanchezza, l’Unione Europea non è più compatta nel sostegno e anche gli Stati Uniti si sono divisi nel rifinanziare il loro sostegno.
“Noi” siamo stanchi, ci ripetiamo. Il popolo ucraino non può ne vuole permettersi d’essere stanco. Non vuole arrendersi e così il popolo ucraino continua la propria vita, consapevole d’essere un Paese in guerra. In Ucraina hanno dovuto invece tragicamente riscoprire un concetto del secolo scorso: vivere durante un conflitto
Il documentario di Sergei Loznista ha un semplice quanto potente concetto: non dimenticate l’Ucraina.
Sergei Loznista sceglie di mostrare ed alternare i due volti dell’Ucraina di oggi: dolore per la morte di uomini e donne morte in battaglia contro l’invasore russo, facendo partecipare anche lo spettatore a solenni e toccanti funerali. Ed dall’altra parte osserviamo giovani coppie che nonostante tutto decidono di sposarsi. Ci commoviamo per delle celebrazioni di matrimonio in comune e qualche foto ricordo con la famiglia. Una coppia accenna un breve passo di danza per strada.
Dal matrimonio semplice quanto intenso, l’occhio della camera si sposta in ospedale, in un reparto di maternità. La vita continua e si rinnova ancora in Ucraina, salutando l’arrivo di neonati piangenti e con i volti felici dei neo genitori.
Si ritorna alla realtà della guerra, nel vedere anziani e non solo loro bisognosi di un pastore caldo fornito dalla croce rossa e/o il razionamento dell’acqua potabile perché gli attacchi russi creano gravi danni al sistema elettrico del Paese.
Un altro aspetto significativo, almeno a Kiev, del sentimento collettivo di odio e repulsione per tutto ciò è russo, si manifesta con la consegna spontanea dei cittadini di tutta la loro personale biblioteca russa. Centinaia di libri volutamente mandati al macero ed usati per compensare capacità minore di riscaldamento.
I bambini sono soggetti fragili, costretti a crescere e studiare con l’incubo delle sirene antiaeree che suonano di continuo.
Tante, troppe generazioni di ucraini sono state decimate, spazzate via dalla guerra e molti altri porteranno con sé traumi psicologici o peggio ancora delle dolorose mutilazioni degli arti. Le immagini del reparto grandi mutilati che si impegnano nel percorso riabilitativo, sono devastanti sul piano emotivo.
Più il documentario si allontana da Kiev e più si ci avvicina alle linee del fronte e quindi nel Donbass, le immagini raccontano di palazzi sventrati, ponti fatti saltare, spiagge e boschi minati e le facce ed i discorsi delle truppe rispecchiano l’animo indomito di un popolo e l’inevitabile timore di fronte alla feroce e spietata determinazione dell’armata Rossa nel lasciare dietro di sé morte e macerie.
Non possiamo non sottolineare che il film di Loznitsa sia a tratti eccessivamente retorico, ridondante e troppo lento pur avendo un “nobile motivo” esistenziale.
Non è neanche il miglior documentario del regista, anzi si vede poco la sua mano autoriale, ma non potevamo aspettarselo da questo tipo di progetto.
L’invasione è una testimonianza, un toccante e potente riaffermazione che la guerra continua, anche se i media hanno deciso altrimenti.
L’Ucraina ha subito un ‘invasione ed ha reagito e continuerà a farlo anche solo per non rendere vano il sacrificio di tanti eroici ucraini. L’invasione merita d’essere vista perché possa servirci anche da monito per quello che potrebbe succedere anche alle nostre vite se la situazione dovesse precipitare.
Il sangue ucraino merita giustizia , non smettiamo di ricordarcelo.
Sarebbe l’ennesimo regalo a Vladimir Putin.
Vittorio De Agrò (RS)