#UnAnnoDifficile di Olivier Nakache ed Eric Toledano

Corto circuito drammaturgico nel continuo oscillare tra commedia brillante e ambientalista

Sinossi: #UnAnnoDifficile, il film diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano, è la storia di due amici incorreggibili, Albert e Bruno (Pio Marmaï e Jonathan Cohen). Il primo vive di espedienti mentre l’altro ha una vita privata disastrosa, ma entrambi sono al verde e pieni di debiti a causa del loro consumismo compulsivo.

Con queste premesse, i due un giorno decidono di intraprendere un percorso associativo attratti soprattutto dalla birra e dalle patatine offerte alle riunioni. Nel tentativo poco convinto di ricostruirsi una vita e cambiare atteggiamento, verranno coinvolti e trascinati da una serie di persone dominate dai propri ideali, giovani attivisti, allarmisti climatici, sostenitori della giustizia sociale e dell’eco-responsabilità. Riusciranno Albert e Bruno a trovare la via della redenzione?

Recensione:

Ognuno di noi ha vissuto, vive o sfortunatamente vivrà un anno difficile durante l’arco della propria esistenza. Ho vissuto e superato “Un anno difficile” è diventato un modo di dire, un’esclamazione utilizzata dall’imprenditore e/o dal politico di turno per “far ingoiare” l’amara pillola al suo dipendente /elettorato. Decisamente il 2020 è stato un anno difficile per il mondo a causa del Covid 19. I cambiamenti climatici , le crisi economiche e le guerre sfortunatamente durano più di dodici mesi.

Olivier Nakache e Eric Toledano, dopo la felice e coraggiosa parentesi sull’autismo con il film “The Specials” del 2019, ritornano al genere commedia “intelligente” con “Un Anno difficile” tentando la difficile sfida drammaturgica di tenere insieme le proteste degli ambientalisti contro l’ottusità dei governi mondiali e l’acquisto compulsivo che colpisce sempre più persone mettendo a rischio le proprie finanze fino a perdersi completamente.

I due registi e sceneggiatori francesi sono partiti sicuramente da una buona idea di partenza nell’unire e mescolare insieme tematiche così diverse, trovando con creatività e ironia almeno inizialmente una “discreta amalgama” narrativa. Un inizio di storia che strappa più di un sorriso allo spettatore oltre che renderlo partecipe dell’attività e composizione di un gruppo ambientalista sospeso tra idealismo ed ingenuità di fondo.

La parte “comica” viene affidata alla convincente coppia formata da PioMarmaï e Jonathan Cohen nei panni di Albert e Bruno, due uomini presentati come due scrocconi seriali ed eccentrici.

L’intelligenza della scrittura si concretizza chiaramente nel presentare i due personaggi in modo quasi macchiettistico, per poi scoprire come dietro l’acquisto compulsivo, ci troviamo due uomini che hanno fatto terrà bruciata intorno a sé ritrovandosi soli ed emarginati. Albert e Bruno rappresentano un numero in costante aumento di uomini e donne che spendono più di quanto guadagnino, con il risultato di doversi inventare “mezzucci” per campare.

La buffa quanta gravosa solitudine dei nostri due cari “scrocconi” trova un impensabile quando profonda connessione con il folle entusiasmo di un gruppo ambientalista guidata dalla bella quanto idealista Cactus ( nome di battaglia). Noémie Merlant nelle vesti di Cactus conferma d’essere un’ attrice talentuosa, versatile e dotata di carisma, avendo trovato la più efficace e credibile lettura al proprio personaggio anche nei passaggi più eccessivi e strampalati. Lo spettatore non può che sorridere vedendo all’opera due imbroglioni di professione insieme ad un gruppo duro e puro di protesta.

I primi 40 minuti sono decisamente godibili, ispirati, ben scritti e magistralmente interpretati da ogni componente del cast artistico. I problemi si palesano nel proseguo del film, causati dalla “non scelta” dei registi su quale identità dare alla storia ed ai suoi tre principali interpreti. Il continuo oscillare tra commedia brillante e quella ambientalista alla lunga porta ad uno corto circuito drammaturgico , perdendo quell’armonia creativa e recitativa che avevamo ammirato in precedenza. Da una parte lo spettatore non capisce più quale genere di film stia vedendo, e dall’altra lo schema dell’alternanza diventa sempre meno convincente ed addirittura ripetitivo e prevedibile in un finale eccessivamente allungato e forzatamente fiabesco.

In conclusione #UnAnnoDifficile va considerato un film riuscito a metà con alcun passaggi davvero spassosi e incisivi ed una seconda parte complessivamente più monotona e fiacca, nonostante il trio protagonista abbia offerto un contributo costante e lodevole al progetto , dando un sapore diverso alla parola “redenzione” e all’espressione “remissione dei propri debiti” per un fine nobile.

Vittorio D’Agrò (RS)

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