#Napoleon di Ridley Scott

Ridley Scott con #Napoleon dipinge il ritratto di Napoleone Bonaparte, seguendo gli avvenimenti storici con una linearità temporale, interrotta solamente dalle passioni dell’imperatore

Per quanto la narrazione possa apparire limpida, troviamo diverse chiavi di lettura, stratificate e innovative. Autocitandosi e trasformando la citazione in nome delle generazioni future, Ridley Scott accosta alla figura dell’imperatore due bambine che giocano con delle spade di legno, mentre Napoleone scrive lettere d’amore alla sua defunta ex-moglie, Giuseppina. Come non pensare al primo film del regista, I duellanti? Anch’esso ambientato nella Francia napoleonica; la fine di Napoleon ci riporta alle origini cinematografiche del regista. I due ufficiali della pellicola del ’77 si trasformano in due bambine preparate e intelligenti: sanno smascherare le bugie mitomani dell’eroe. Vediamo in questa scena una continuazione di ciò che Scott aveva intrapreso con Thelma & Louise – film rivoluzionario, che segna l’apertura ad un punto di vista femminile in un mondo completamente in mano agli uomini. Anche in The Last Duel, film meno riuscito, Scott portava avanti questo discorso.

È ciò che stupisce di più della narrazione, la centralità della storia d’amore e di gelosia, di passione e persino rifiuto tra Napoleone e Giuseppina. Ogni battaglia è segnata dall’andamento sentimentale della coppia. Battaglie che stupiscono da un punto di vista fotografico, così come dal punto di vista della regia, che permette allo spettatore di comprendere perfettamente le strategie adottate dal Bonaparte. La scena di Austerlitz è un sussulto di tragica bellezza.

Ha quell’espressione addormentata alla John Wayne, Joaquin Phoenix nei panni di Napoleone. Un Napoleone che ha in sé Beau (cinquantenne tormentato dell’ultimo film di Ari Aster), così come Commodo (l’imperatore crudele e dissoluto de Il gladiatore, sempre diretto da Scott). Ed è proprio un insieme di questi due personaggi il Napoleone firmato Phoenix-Scott: affamato di potere, come Commodo, vive di insicurezze e rimpianti, come Beau.

Vanessa Kirby tiene testa alla performance maschile, interpretando una Giuseppina al contempo seducente e drammatica; sottomessa quanto forte, forse, più forte dell’uomo che sposa. Sempre inquadrata in ambienti freddi, indossa il bianco, l’azzurro, il lillà – colori che ci trasportano senza difficoltà nel suo dolore, nel suo abbandono.

Ci sono questioni che agitano dubbi, rispetto a correttezze storiche e scenografiche ma la luce accecante della visione di grandezza del protagonista porta avanti questo viaggio senza incertezze, con un dolore che si trasforma in inarrestabile forza.

Valentina Vignoli

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