
(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia e Anna Maria Stramondo – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale)
Il regista Tuna ci propone il ritratto di un percorso di crescita e di scoperta della propria identità
ORIZZONTI
YURT (DORMITORY) RECENSIONE di NEHIR TUNA
con Doğa Karakaş, Can Bartu Arslan, Ozan Çelik, Tansu Biçer, Didem Ellialtı, Orhan Güner, Işıltı Su Alyanak / Turchia, Germania, Francia / 116’
Per Maria Vittoria Battaglia al film va la seguente valutazione 3,5\5
SINOSSI
1997, le tensioni tra turchi religiosi e laici stanno aumentando. Il quattordicenne Ahmet viene mandato da suo padre, recentemente convertito, in un dormitorio islamico, uno “Yurt”, per imparare i valori musulmani. Ahmet si impegna molto per diventare il figlio perfetto, ma ha difficoltà a integrarsi con i ragazzi turbolenti dello Yurt, e si sente isolato nella scuola laica che frequenta di giorno, tenendo nascosto ai compagni che risiede in questa nuova casa. La sua unica consolazione è il nuovo amico Hakan, un ragazzino smaliziato che sa come muoversi nel sistema dello Yurt. Insieme sognano di prendere delle decisioni autonome.
COMMENTO DEL REGISTA
Da bambino, sono stato mandato in un dormitorio religioso per cinque anni. Ho un ricordo che non dimenticherò mai: sono nella biblioteca del dormitorio. Sto con la testa appoggiata alla finestra. Sento il calore del radiatore sulle gambe e il freddo della finestra sulla fronte. Tengo gli occhi fissi sul soggiorno della nostra casa, che è a trecento metri di distanza, in attesa che le luci si accendano. Aspettando che i miei genitori tornino a casa. Poi le luci si accendono e li guardo. Papà si toglie la giacca e la appende sullo schienale di una sedia, mamma si toglie gli orecchini. Guardano la TV, cenano… li guardo vivere. Guardo le cose più comuni e noiose con nostalgia. Soprattutto con un nodo in gola. In Yurt ho cercato di portare la mia esperienza personale per raccontare una storia che va oltre la lotta politica tra religiosità e secolarismo, trasmettendo l’isolamento e la pressione che Ahmet deve affrontare nel tentativo di soddisfare le aspettative della sua famiglia e il suo bisogno di appartenenza.
RECENSIONE
Turchia, fine anni ‘90, la tensione tra il potere secolare e quello religioso è alta. I dormitori musulmani – gli Yurt – sono presi di mira a causa della ferrea educazione religiosa. Il quattordicenne Ahmet, di famiglia borghese, alloggia proprio in uno Yurt e, allo stesso tempo, frequenta una scuola laica. Dovendosi confrontare con le diverse realtà Ahmet è confuso, arrabbiato e frustrato. L’incontro con Hakan gli apre una nuova prospettiva, un mondo ibrido in cui non si forzano certe polarizzazioni.
Il film di Tuna è un buono spaccato sulla storia e sulle contraddizioni, ma è soprattutto il ritratto di un percorso di crescita e di scoperta della propria identità, di un viaggio sottolineato magistralmente dalle scelte cromatiche che progrediscono lungo tutta la durata della pellicola.