#CANNES76 – 16/27 maggio 2023 SPECIALE #19 (DAY 8): Le incursioni critiche di Marina sulla Croisette

Anche l’Italia dice la sua

(da Cannes Luigi Noera e Marina Pavido – Le foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival di Cannes)

In questa ottava giornata del 76° Festival di Cannes, il programma si è rivelato più ricco e variegato che mai. Di fianco, infatti, alla presenza in concorso di nomi del calibro di Marco Bellocchio e Wes Anderson, particolarmente atteso sulla Croisette è stato il regista Takeshi Kitano, qui fuori concorso con “Kubi”, la sua ultima fatica. Di seguito, come di consueto, ecco una panoramica di alcuni dei lungometraggi presentati in anteprima a Cannes 76.

COMPETITION

ASTEROID CITY (2023)ASTEROID CITY di Wes ANDERSON

Tra i lungometraggi maggiormente attesi in concorso a Cannes 76, v’è indubbiamente Asteroid City, l’ultima fatica dell’acclamato regista Wes Anderson. Basterebbe osservare, dunque, anche soltanto un singolo fotogramma per capire che si tratta di un film di Wes Anderson. E il regista, dal canto suo, è rimasto ancora una volta fedele alla sua marcata estetica e al suo stile, così simmetrico, curato nel minimo dettaglio e con una fotografia dai colori pastello che sta a conferire al tutto quasi i toni di una favola.

In questo caso, dunque, ci troviamo nella cittadina di Asteroid City, nel bel mezzo del deserto, negli anni Cinquanta, ossia in piena Guerra Fredda. Il comune della città ha organizzato una piccola manifestazioni in cui ragazzini particolarmente intelligenti e dotati per la loro età dovranno presentare alcune loro invenzioni. Da qui, dunque, prenderà il via una serie di bizzarre vicende.

Asteroid City, dunque, si sviluppa su due livelli (sapientemente rappresentati l’uno in bianco e nero – un’opera teatrale – l’altro a colori – la storia principale). A metà strada tra favola surreale e fantascienza, questo ultimo lavoro di Wes Anderson ragiona innanzitutto sul linguaggio cinematografico e sul metalinguaggio passando da un livello all’altro con grazia e leggerezza, senza disdegnare, ovviamente, il tipico humour à la Wes Anderson.

Forte di un cast stellare che comprende nomi del calibro di Scarlett Johansson, Tom Hanks, Adrien Brody, Jason Schwartzmann e Steve Carell (giusto per citarne qualcuno), Asteroid City si presenta, come sovente accade nelle opere dell’autore, come un film corale, che, in questo caso, tuttavia, può risultare a tratti eccessivamente sfilacciato e che, nel complesso, può classificarsi quasi come un’opera minore. Malgrado il grande potenziale della storia in sé.

RAPITO di Marco BELLOCCHIO

Nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono venuti a prendere Edgardo, il loro figlio di sei anni. Il bambino sarebbe stato battezzato di nascosto dalla sua balia quando era piccolo e la legge pontificia è indiscutibile: deve ricevere un’educazione cattolica. I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica dell’Italia liberale e dalla comunità ebraica internazionale, la lotta di Mortara ha assunto ben presto una dimensione politica. Lo ha visto per noi Luigi Noera (RECENSIONE).

UN CERTAIN REGARD

THE BURITI FLOWER di João SALAVIZA, Renée NADER MESSORA

Attraverso gli occhi di suo figlio, Patpro ripercorrerà tre epoche della storia del suo popolo indigeno, nel cuore della foresta brasiliana. Instancabilmente perseguitati, ma guidati dai loro riti ancestrali, dal loro amore per la natura e dalla loro lotta per preservare la loro libertà, i Krahô inventano costantemente nuove forme di resistenza. Lo ha visto per noi Luigi Noera (RECENSIONE).

TERRESTRIAL VERSES di Ali ASGARI, Alireza KHATAMI

Un uomo dichiara la nascita di suo figlio. Una madre veste sua figlia per il ritorno a scuola. Uno studente viene chiamato dal preside. Una giovane donna contesta una multa. Una ragazza si presenta a un colloquio di lavoro. Un giovane va a ritirare la patente. Un disoccupato risponde a un annuncio. Un regista chiede un permesso per le riprese. Una donna cerca di trovare il suo cane. Nove facce della vita quotidiana a Teheran. Lo ha visto per noi Luigi Noera (RECENSIONE).

OUT OF COMPETITION

CANNES PREMIERE

KUBI di Takeshi KITANO

Nel XVI secolo, il Giappone era tormentato da conflitti tra governatori provinciali rivali. Tra loro, Lord Oda Nobunaga, determinato a conquistare il paese, è in guerra con diversi clan quando uno dei suoi generali, Araki Murashige, si ribella prima di scomparire. Lo ha visto per noi Luigi Noera (RECENSIONE).

QUINZAINE

d82GRACE di Ilya Povolotsky

La Semaine de la Critique, si sa, ci ha spesso regalato, nel corso degli anni, delle vere e proprie chicche all’interno del panorama cinematografico contemporaneo mondiale. Una di queste chicche a Cannes 76, ad esempio, è rappresentata dal lungometraggio Grace, opera prima del giovane regista russo Ilya Povolotsky che si è rivelata innanzitutto un sincero, profondo omaggio al cinema.

La storia messa in scena, dunque, è quella di un padre e di una figlia soliti girare il paese a bordo del loro furgone. All’interno di tale furgone c’è praticamente tutta la loro vita, insieme ad attrezzature per allestire, nei luoghi di volta in volta visitati, un piccolo cinema itinerante. La crisi del settore, tuttavia, non aiuterà i loro già scarsi introiti. Loro, per contro, continueranno a resistere nella loro attività.

Grace, dunque, si distingue immediatamente per la straordinaria maturità registica del giovane cineasta, malgrado la scarsa esperienza dietro la macchina da presa. Lunghi piani sequenza e un andamento fortemente contemplativo fanno da protagonisti assoluti all’interno di una messa in scena in cui i silenzi hanno quasi sempre la meglio sulle parole. Piani sequenza di enormi paesaggi che si perdono all’orizzonte, insieme a intensi primi piani della giovane protagonista, la quale, da sempre profondamente innamorata della settima arte e del piccolo cinema che gestisce insieme a suo padre, inizia timidamente ad affacciarsi all’età adulta, tra cambiamenti del proprio corpo e primi amori. In tal senso, dunque, Grace si è rivelato un lungometraggio straordinariamente maturo e indubbiamente d’impatto. Una vera e propria perla all’interno della selezione di Cannes 76.

d83A SONG SUNG BLUE di Zihan Geng

L’adolescenza, si sa, non è mai un’età semplice. Numerosi sono, infatti, i cambiamenti a cui si va incontro in questo periodo. Ma se, come spesso accade, il rapporto con i genitori si fa qui particolarmente conflittuale, cambiare di punto in bianco la propria vita potrebbe rivelarsi un evento addirittura traumatico. A meno che non si riesca a trovare qualcosa in cui credere o qualcosa per cui combattere. Ne sa qualcosa, a tal proposito, la giovane Xian (impersonata da Meijun Zhou), protagonista del lungometraggio A Song Sung Blue, opera prima della giovane regista cinese Zihan Geng presentata in anteprima al 76° Festival di Cannes all’interno della Quinzaine des Cinéastes.

Xian, dunque, ha quindici anni ed è una ragazzina timida e solitaria. Nel momento in cui sua madre dovrà partire per una missione sanitaria in Africa, la ragazza si trasferirà temporaneamente a casa di suo padre, che non vede da anni e che lavora come fotografo. Qui la giovane incontrerà la bella e ribelle Mingmei (Ziqi Huang), figlia della nuova compagna di suo papà, e resterà immediatamente affascinata da lei. Tra le due nascerà subito un legame speciale fatto di confidenze e momenti di spensieratezza.

Xian e Mingmei sono, dunque, due personaggi apparentemente agli antipodi. Eppure, a ben osservarle, ci rendiamo conto pian piano di come le due possano avere più cose in comune di quanto inizialmente possa sembrare. Si potrebbe addirittura affermare che Mingmei è una sorta di versione più adulta di Xian o, meglio ancora, la versione adulta ideale per Xian, così apparentemente disinvolta e spensierata in compagnia, quanto, in realtà, molto più malinconica e fragile di quanto voglia far credere alla gente.

La storia delle due protagoniste ci viene raccontata in A Song Sung Blue con eleganza e delicatezza, per una messa in scena che punta molto su intensi primi piani e silenzi e che viene ulteriormente arricchita da sfarzosi e variopinti costumi e da canzoni che fanno sapientemente da trait d’union tra passato e presente, rivelando un legame ben più profondo di quanto si possa credere. Zihan Geng ha rivelato con questa sua tenera e delicata opera prima una straordinaria sensibilità e una buona padronanza del mezzo cinematografico. E chissà quali altre belle sorprese avrà in serbo per noi in futuro!

d84SEMAINE DE LA CRITIQUE – I PREMI

Sono stati assegnati, oggi, i premi riguardanti i lungometraggi e cortometraggi presentati alla Semaine de la Critique di Cannes 76. La giuria era presieduta dalla regista Audrey Diwan. Di seguito, ecco tutti i film premiati in questa 76° edizione del festival di Cannes.

Grand Prix
Tiger Stripes di Amanda Nell Eu

Prix French Touch du Jury
Il pleut dans la maison di Paloma Sermon-Daï

Prix Découverte Leitz Cine du court métrage
Boléro di Nans Laborde-Jourdàa

Prix Fondation Louis Roederer de la Révélation
Jovan Ginić per Lost Country di Vladimir Perišić

Prix Fondation Gan à la Diffusion
Pyramide Films French distributor per Inshallah a boy di Amjad Al Rasheed

Prix SACD
Iris Kaltenbäck, autrice di Le Ravissement

Prix Canal+ du court métrage
Boléro di Nans Laborde-Jourdàa

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Marina Pavido

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