SPECIALE #VENEZIA78 #1 – 1/11SETTEMBRE 2021: (DAY -10) Le sezioni parallele SIC e GdA

(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Marina Pavido e Annamaria Stramondo e dalla sala WEB Maria Vittoria Battaglia – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale)

Tra meno di due settimane aprirà l’edizione 2021 diretta da Alberto Barbera  in questo secondo anno ai tempi del COVID-19. Vogliamo fare il punto sulle due sezioni parallele dove attingere per nuovi talenti e linguaggi.

Iniziamo dalla 18ma Giornate degli AUTORI. Lo descrive in pieno la definizione che la direzione artistica ha dato di se:

La geografia delle Giornate degli Autori si posiziona tra politica e ricerca del sé

presentando una mappa del cinema disegnata da film provenienti da molti Paesi del mondo, tra storie di vita personali e una geopolitica raccontata tra finzione e ricostruzione del reale. L’identità dei singoli personaggi dei film di questa diciottesima edizione è spesso il riflesso delle questioni storico-sociali che nel 2021 fanno da scenografia a molte storie. Non c’è il racconto di guerra ma c’è lo sfondo di tutte le guerre, vediamo al cinema una società in trasformazione che cerca di rispondere a quella necessità umana di sapere da che parte stare. Ma per fortuna il cinema mette in discussione lo status quo, l’identità viene frammentata per essere analizzata e ricostruita in questo nuovo assetto sociale.

“Le donne e gli uomini che vengono raccontati nei film delle Giornate di quest’anno”,racconta Gaia Furrer, direttrice artistica delle Giornate degli Autori, “sembrano tutti vivere un dubbio terribile scaturito dalla domanda più politica di tutte: dov’è la mia casa? Una ragazzina marocchina nel napoletano, un poliziotto brasiliano violento e irrequieto, un medico siriano confuso e una giovane donna musulmana a Parigi cercano tutti il loro posto nel mondo, desiderano qualcosa che spesso non conoscono, aspettano un ritorno improbabile. La politica irrompe in questo cinema in campo lungo, mentre in primo piano ci sono le persone coi loro dubbi e le loro frustrazioni a disegnare una geografia i cui confini stanno al di là dei desideri e delle scelte dei singoli.”

“Dal cinema di Elio Petri a quello di Ken Loach, passando per Marco Bellocchio, le regie di Clint Eastwood e le più recenti interpretazioni del reale di Chloé Zhao, il cinema sociale e politico si è evoluto al punto da non raccontare più le grandi crisi politiche ma storie di persone con bagagli pieni di questioni universali”, dichiara Giorgio Gosetti, delegato generale delle Giornate,“Sono le ore in cui osserviamo la Storia succedere in Afghanistan e durante questa cronaca il cinema indaga tutto ciò che fa da contorno all’avvenimento storico: dall’immigrazione all’integrazione, dalla tradizione all’evoluzione personale e sociale.”

Ma passiamo ad una veloce carrellata dei film in Concorso della selezione autonoma.

Il primo è Californie, di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, ambientato in un hinterland napoletano distante dalle questioni della camorra, della droga e da gangster partenopei, è il racconto del costante tentativo di integrazione che sembra non avvenire mai. Anche il film Tu me ressembles si nutre di questa stessa ricerca di normalità insieme al desiderio di appartenenza. Il film “è un caleidoscopio di identità frantumate e sogni infranti”.

Dal Brasile Deserto Particular di Aly Muritiba. Sebbene si tratti di un melodramma LGTBQ+ – ha in sé il machismo, la tossicità, l’omofobia e le verità sommerse del Paese di Bolsonaro.

Dalla Romania sarà presentato Imaculat , di Monica Stan e George Chiper-Lillemark. La ricerca della propria dimensione, in questo film si nutre delle dinamiche sociali di molti luoghi del mondo ricreate in un contesto chiuso tra quattro pareti.

Al Garib di Ameer Fakher Eldin invece è la storia intima su un medico con problemi di alcolismo: uno zoom sulla disperazione personale dove il rumore delle bombe si sente in lontananza mentre ci si immerge nella confusione di chi vive in un territorio occupato tra i suoi dilemmi personali e l’identità sbiadita un non luogo. L’argomento riguarda “L’occupazione israeliana dei territori del Golan siriano nel 1967, evento purtroppo caduto nel dimenticatoio”

Sempre a proposito di Israele Mizrahim, les oubliés de la terre promise di Michale Boganim dove gli ebrei provenienti dai paesi arabi vengono da sempre. Il film, tra filmati di repertorio e nuove immagini,“è un road movie che esplora la periferia sbiadita di una nazione”.

Dulcis in fundo, il film di apertura Shen Kong, esordio di Chen Guan è il film della rappresentazione di quello che siamo oggi, di come ci sentiamo e cosa aspiriamo ad essere. Un film che racconta la libertà, il desiderio, la voglia di non sottomettersi alla solitudine e alla desolazione del tempo della pandemia ma che vuole credere nelle ideologie, nella salvezza, che vuole cercare la normalità anche dove sembra non poterci essere.

SIC – UNA STORIA DI ESORDI

Negli anni, la Settimana Internazionale della Critica, fondata nel 1984 da Lino Micciché, ha selezionato le opere prime di registi emergenti poi affermatisi nel panorama cinematografico internazionale.

Nel 1985 Kevin Reynolds presenta un cult movie: Fandango. L’anno successivo l’esordiente Olivier Assayas presenta Désordre. Menzionando i più famosi nel 2000 il Leone del Futuro va a La faute à Voltaire di Abdellatif Kechiche – regista e sceneggiatore de La vie d’Adèle, Palma.

In edizioni più recenti, Tanna (2015) di Bentley Dean e Martin Butler, ha ottenuto la nomination agli Oscar 2017 come Miglior Film Straniero, mentre The Last of Us (2016) di Ala Eddine Slim ha vinto il Leone Del Futuro – Premio Venezia Opera Prima, conquistando poi l’Oscar del cinema africano.

La Settimana Internazionale della Critica ha ospitato anche gli esordi di alcune fra le più autorevoli voci del cinema italiano: nel 1987 porta alla ribalta l’indimenticabile Carlo Mazzacurati; Nel 1990 la Stazione è la prima prova registica per Sergio Rubini, premio come Miglior Opera Prima. Nel 2012 alla SIC debutta come regista un altro attore, Luigi Lo Cascio, che scrive e dirige La città ideale. Film che però non ha avuto riscontro con il pubblico, e si potrebbe continuare fino alla precedente edizione del 2020.

CONCORSO

ELES TRANSPORTAN A MORTE di Helena Girón e Samuel M. Delgado – 1492: un anno cruciale. Il Vecchio Mondo al capolinea. Il Nuovo Mondo da conquistare (con la Storia ancora da scrivere). Le caravelle di Colombo fanno da sfondo a due erranze: un gruppo di uomini in fuga dalla morte; una donna con l’urgenza di restituire il corpo della sorella defunta alla Terra. Un film sorprendentemente attuale. Spirituale e terreno. Pittorico e politico. Ipnotico e sensoriale

ELTÖRÖLNI FRANKOT di Gábor Fabricius – Un esordio potente, energico e rabbioso, sospeso tra realismo e onirismo in una tradizione di racconto che abbraccia in un solo gesto Tarr, Nemes, Serebrennikov (e molto ancora). Una parabola universale in continuo movimento, capace di registrare, a partire dallo scontro fra un musicista punk e il regime ungherese dei primi anni ‘80, i dubbi e lo spaesamento di intere generazioni di giovani. Fuori dal tempo. Contro le repressioni. Contro le dittature. Contro il silenzio. Oggi come ieri: siamo tutti Frank.

MONDOCANE di Alessandro Celli – Una Taranto ferita e distopica le cui coordinate sono riscritte secondo i canoni del cinema di genere, con lo sguardo puntato a un vasto universo cinematografico che mette insieme John Carpenter e Sergio Martino, Il signore delle mosche e Waterworld, la disperazione e la speranza, l’Ilva e la crisi ambientale globale. Un film che parla a tutti, come nella migliore tradizione del nostro cinema “popolare”, capace di intrattenere senza rinunciare alle istanze politiche.

MOTHER LODE di Matteo Tortone – Tra Lima e La Rinconada, città mineraria sulle Ande peruviane, una favola moderna, tragica. Eterna e universale. Un manifesto politico con innesti di realismo magico. Un racconto che travalica le barriere dell’osservazione documentaria per inventare una nuova lingua tra finzione e realtà, ridefinendo le regole dello spazio e del tempo, denunciando le contraddizioni di una società disposta a sacrificare persino la vita sull’altare del Dio denaro.

DETOURS di Ekaterina Selenkina – Mosca, oggi. Le coordinate urbane della nuova Russia riscritte in un’esplorazione che si appropria di “altri” codici visivi per riconquistare spazi abbandonati o negati: attraverso le immagini di Google Maps di cui si servono i pusher per piazzare la droga sul dark web, quelle sgranate dei cellulari, quelle di un’osservazione diretta, attenta e rigorosa. Realtà fisica e virtuale. Oppressione e controllo. Alienazione. Geometrie che inventano uno spazio filmico assoluto che è al tempo stesso luogo di resistenza politica e di riflessione teorica.

A SALAMANDRA di Alex Carvalho – Oltre la dimensione del romance, un seducente mélo in cui attrazione, desiderio e denaro sono usati come armi e i corpi diventano territorio di dominio e reciproca conquista. Un film inaspettatamente politico che vive nei sussulti di un personaggio femminile affamato di vita e di un ragazzo in cerca di futuro: una coppia incendiaria i cui cuori battono estranei alle regole del comune buon senso in un sistema di classi che non perdona.

ZALAVA di Arsalan Amiri – Una ghost story a tinte noir e mélo ambientata nell’Iran pre-rivoluzione islamica, in un clima di isteria collettiva che rimanda con evidenza a molte follie dell’odierno. Superstizioni religiose, sospetti, il male che si nutre dell’irrazionalità della paura. Un film che scava nel passato in cerca di risposte sul presente, innescando un imprevedibile corto circuito tra Shyamalan e Kiarostami. Un horror politico feroce e carico di tensione.

EVENTI SPECIALI

Film d’apertura KARMALINK di Jake Wachtel – Un film sulla memoria, sulla coscienza collettiva e sull’avidità del pensiero occidentale. Una storia di legami, di amicizia, di sogni (e di karma) che va oltre l’omaggio a tanto cinema statunitense degli anni ‘80 e ‘90, per aprirsi a un immaginario a cavallo tra due visioni, due approcci opposti alla vita. Un film di fantascienza buddista, visivamente spettacolare, che mette in guardia dai rischi di un mondo ipertecnologico, consumista, sempre più connesso.

Film di chiusura LA DERNIÈRE SÉANCE di Gianluca Matarrese – Una confessione intima e audace, la conversazione a due tra il regista e il suo amante, un gioco di dominio e sottomissione che passa attraverso l’universo del bondage, i traumi dell’AIDS e anche la teoria delle immagini. L’essere umano è osservato al di là del principio di piacere, aprendosi a interrogativi universali scanditi da pulsioni di vita e di morte. Un percorso di sofferta complicità in cui si riscrive l’eterna dualità tra Eros e Thanatos.

Infine da sei anni si svolge SIC@SIC, nata dalla partnership tra la Settimana Internazionale della Critica e Istituto Luce Cinecittà .

Menzioniamo dalla prima edizione, nel 2016, la partecipazione di Valentina Pedicini con Era Ieri, il cortometraggio che inaugura quest’anno la selezione di SIC@SIC in memoria di una scomparsa prematura. Perché a lei è dedicata questa edizione.

“Non sono sicura di aver trovato e catturato Moby Dick, ma il viaggio è stato uno dei più belli e duri fatti fino ad oggi”. (Valentina Pedicini)

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