Endless del giovane regista Scott Speer: la recensione di Marina Pavido

Maldestro dramma adolescenziale che ricorda il film cult GHOST di Zucker

Nelle sale italiane dal 23 settembre, Endless distribuito da EAGLE Picture è l’ultimo lungometraggio del giovane regista Scott Speer.

Riley (Alexandra Shipp) e Chris (Nicholas Hamilton) sono giovani, carini e innamorati. Chris ha una passione per le moto, mentre Riley sembra avere uno spiccato talento per il disegno. Anche se i due sembrano apparentemente agli antipodi, in realtà sono molto affiatati. Una sera, al ritorno da una festa, però, i giovani vengono coinvolti in un incidente d’auto, a seguito del quale Chris perde la vita. Per Riley è un duro colpo, fino a quando non ha l’impressione di riuscire a comunicare con il suo ragazzo dall’aldilà.

Da una sommaria lettura della sinossi, impossibile non pensare all’ormai cult Ghost (Jerry Zucker, 1990). E, di fatto, Scott Speer sembra proprio essercisi ispirato. Basti anche solo pensare alla scena in cui Chris insegna a Riley come tagliare i pomodori (che, a loro volta, ricoprono quello che a suo tempo era il ruolo della creta). Ma tale scena – così come l‘intero lungometraggio – è ben lontana dal restare impressa nella memoria degli spettatori.

Numerosi set up – pay off (il motivo per cui il neo amico-defunto di Chris decide di restare a vagare sulla terra, la decisione di Riley di preferire gli studi artistici a un ben più concreto futuro da avvocato) vengono tirati in ballo in modo promettente, per poi non essere ripresi mai più o, addirittura, trovare una pseudo soluzione senza alcun reale conflitto da superare. E sono proprio tutte queste piccole sottotrame a rivelarsi la parte più debole dell’intero lungometraggio. Un lungometraggio che potrebbe essere definito, molto in generale, come la messa in scena dell’elaborazione di un lutto, che punta tutto sulla storia d’amore tra i due giovani protagonisti e sul dolore di Riley.

Tornando alla mente a Ghost, ci sembra naturale come personaggi ben scritti – e ben interpretati – sequenze riuscite e a loro modo innovative e, soprattutto, una sottotrama thriller, abbiano fatto sì che un lavoro del genere potesse a suo modo restare impresso nell’immaginario collettivo. Endless, purtroppo, non si avvicina neanche lontanamente a un risultato del genere. E, alla fine dei giochi, ci sembra soltanto l’ennesimo, maldestro dramma adolescenziale, mal scritto e prevedibile, ulteriormente penalizzato da una regia pomposa e da un commento musicale costante e (involontariamente) disturbante.

Ma Speer, si sa, sembra a suo modo aver trovato la sua strada. E data la costante linea registico/narrativa perseguita, sembra anche non volerla abbandonare poi così presto.

Marina Pavido

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