Speciale 35mo #TFF TORINO Film Festival – Le recensioni di Marina #5 The disaster artist (After Hours) – azzeccato omaggio di James Franco a Tommy Wiseau

Presentato in anteprima alla 35° edizione del Torino Film FestivalThe disaster artist è l’ultimo lungometraggio dell’attore e regista James Franco, incentrato sulla figura di Tommy Wiseau, autore del lungometraggio trash e, a suo modo, cult The Room.

Il biopic segue passo passo le avventure del nostro Wiseau, dalla nascita del sodalizio artistico con Greg Sestero, fino alla sera della prima di The Room.

Data la portata del tema trattato, ovviamente viene da chiedersi se un autore come il prolifico James Franco – encomiabile come interprete, ma che, pur essendo un cineasta indubbiamente valido, non sempre ha convinto con le sue prove dietro la macchina da presa – sia in grado di rendere sul grande schermo il forte impatto che un personaggio come Wiseau ha avuto sul pubblico e, soprattutto, la vera essenza di un lungometraggio come The Room. Fortunatamente, il giovane attore statunitense, si è rivelato all’unanimità forse la persona più adatta a raccontare le vicende di Wiseau, non solo per l’impeccabile messa in scena – che denota un lavoro minuzioso nel ricostruire sia la storia del regista che lo stesso The Room, con scene appositamente girate per l’occasione – ma anche per la straordinaria interpretazione di Tommy Wiseau, che lo ha reso irriconoscibile sia nel look – al pari, quasi, del personaggio da lui interpretato in Spring Breakers di Harmony Korine (2012) – sia nelle movenze e, soprattutto nel riprodurre il suo bizzarro accento.

Il risultato finale è un giocattolone pulito nella realizzazione e spassosissimo, che, tuttavia, mette in scena soprattutto la fragilità degli artisti “falliti”, se così si può dire, e, nello specifico, ci regala un ritratto quasi inedito di Wiseau, personaggio molto più indifeso di quanto possa inizialmente sembrare che dietro una confezione a dir poco spettacolare del suo film, mal cela, in realtà, un forte bisogno di amore e di attenzione che non è mai riuscito ad avere altrimenti. Ed ecco che James Franco ci regala finalmente uno dei suoi lavori da regista più convincenti, che, dietro una risata, ci mostra quanto è difficile essere artisti se non si possiede il talento e che, allo stesso tempo, si pone in modo onestamente reverenziale nei confronti di un’opera che, nel bene o nel male, è comunque riuscita a suo modo a passare alla storia.

Marina Pavido

Nell’immagine grande in apertura il volto di Kim Novak nella nota commedia americana (genere fantastico) Una strega in paradiso con James Stewart e Jack Lemmon regia di Richard Quine (1958). Il fotogramma col gatto nero “Cagliostro” è stata scelta come simbolo nel manifesto del Festival torinese, dedicato alla condizione femminile…

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