Presentato in anteprima, all’interno della Selezione Ufficiale, alla 12° edizione della Festa del Cinema di Roma, The Only Living Boy in New York è l’ultimo lungometraggio diretto da Marc Webb.
La storia qui messa in scena è quella del giovane Thomas Webb, neo laureato che per arrotondare dà ripetizioni ed è follemente innamorato di Mimi, la sua migliore amica che, però, non sembra ricambiare i suoi sentimenti. Un giorno, il ragazzo scopre che suo padre ha una relazione extraconiugale, mentre sua madre, che da anni soffre di depressione, sembra essere all’oscuro di tutto. Sarà compito suo, grazie anche all’aiuto di uno stravagante vicino di casa che ben presto diventerà suo mentore, gestire la situazione ed affrontare, così, anche un nuovo percorso di crescita che lo porterà a conoscere meglio sé stesso ed a capire quale sia il suo posto nel mondo.
Nulla di nuovo? Nulla di nuovo, senza dubbio. Ma allora, perché un lungometraggio come The Only Living Boy in New York risulta un prodotto tanto gradevole quanto ben riuscito? Senza dubbio è l’universalità della storia – qui trattata con estrema delicatezza, senza mai scadere nella retorica – uno dei fattori che maggiormente funziona, unitamente alla caratterizzazione dei personaggi. Sono, tuttavia, le atmosfere create – con una New York trattata alla stregua di un vero e proprio coprotagonista, con suggestivi colori autunnali ed intense panoramiche – il vero fiore all’occhiello di questo ultimo lungometraggio di Marc Webb. Questo, unito ad un commento musicale che assume qui un ruolo addirittura centrale – lo stesso titolo si rifà alla celebre canzone di Simon e Garfunkel – è in grado di dar vita ad un prodotto piccolo – non soltanto per quanto riguarda i soli 88 minuti di durata – ma ben confezionato, che, salvo che per la mancanza della sua tipica, tagliente ironia, farebbe addirittura pensare ad una sorta di Woody Allen (nell’ambito di questa edizione della Festa del Cinema di Romainaspettatamente menzionato più e più volte) particolarmente “moderato”, ma comunque incisivo. Chi meglio di lui, d’altronde, ha messo in scena vere e proprie dichiarazioni d’amore alla sua amata New York, con tutti i suoi rumori, i suoi colori e la sua vita frenetica?
Ed ecco che The Only Living Boy in New York si è rivelato, dunque, una piacevole sorpresa all’interno di una programmazione che, spesso e volentieri, ha fatto storcere il naso a pubblico e critica. Siamo d’accordo, non si tratta certo di un film fondamentale. Si potrebbe addirittura affermare che, passato qualche tempo dalla visione, non verrà ricordato da molti, probabilmente. Eppure, nel suo piccolo, questo lavoro di Marc Webb funziona. Cosa, questa, assolutamente non da poco.
Marina Pavido