Nelle sale italiane dal 21 settembre, L’equilibrio è l’ultimo lungometraggio diretto da Vincenzo Marra e presentato in anteprima alla 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Giornate degli Autori.
La storia inizia a Roma, Don Giuseppe, al fine di scappare dalle tentazioni di una donna che collabora con lui come volontaria, chiede di essere trasferito nel suo paese di origine, in provincia di Napoli. Qui prenderà il posto di don Antonio e si scontrerà inevitabilmente con la dura realtà della camorra che affligge la Campania. Tra la lotta contro la camorra ed i problemi di salute degli abitanti dovuti alla copiosa presenza di rifiuti tossici, non sarà facile mantenere l’equilibrio che lo stesso don Antonio aveva creato a costo di . . .
L’ultimo film del regista partenopeo resta in bilico imperfetto con i suoi pregiudizi. L’incipit del film è focalizzato su di un prete, a lungo in terra di missione, e sulle sue tentazioni dalle quali rifugge fisicamente scappando. Il regista spiega che i due preti della narrazione impersonano (ndr secondo il regista) i due Papi attualmente viventi, cosa di per se straordinaria. In realtà non ci sembra che l’umiltà del Papa Emerito, messosi da parte per far posto a Papa Francesco, certamente più vigoroso nel contrasto dei mali che attanagliano la Chiesa, possa paragonarsi a Don Antonio, Parroco della periferia napoletana. Questi pur di mantenere l’equilibrio di una comunità cristiana viene a patti con la camorra e non da spazio ad una possibilità di redenzione della stessa. Dispiace che così non si renda giustizia ai tanti sacerdoti martiri di mafia e camorra, uno per tutti Don Puglisi il quale come sappiamo venne assassinato da un giovane del rione palermitano di Brancaccio che cercava di sottrarre ai tentacoli della mafia. E poi che dire dell’altra parte delle Istituzioni (quelle civili) anch’esse intimorite dalla violenza camorristica per la disparità di mezzi in campo a tal punto di non contrastare una storia di abuso sessuale. L’altra figura del prete impersonata da Don Giuseppe per gli aspetti liturgici ed eucaristici mostrano l’interesse formale del regista al riguardo ma niente di più. La figura che spicca in tutto il film è invece il giovane disoccupato sul libro paga della camorra che si affida al nuovo parroco per trovare un riscatto (impossibile per il regista). Da tutto questo nasce una storia senza sbocco. La visione pessimistica della società italiana permea tutta la pellicola senza tregua. Qualcuno ha detto del coraggio della regia, noi non ne siamo tanto convinti. Nonostante ciò invitiamo a toccare con mano quale uso ha fatto Vincenzo Marra delle sue qualità di regista in questa pellicola. Nella quale ha avuto l’intento di denunciare il decadimento della società italiana, come spiegato dallo stesso autore.