The teacher di Jan Hrebejk e Petr Jarchovsky – la recensione di Marina Pavido

Nelle sale italiane dal 7 settembre, The teacher è l’ultimo lungometraggio dei registi Jan Hrebejk e Petr Jarchovsky, brillante commedia ispirata a fatti realmente accaduti, con una forte critica alla dittatura comunista dei decenni scorsi.

Siamo a Bratislava, Cecoslovacchia, nel 1983. In una scuola media fa il suo ingresso la signora Maria, professoressa dall’aspetto apparentemente materno ed un po’ eccentrico, vedova di un alto ufficiale comunista e rappresentante, anch’ella, il Partito nella scuola. Al momento dell’appello, la donna non esita a chiedere agli studenti che lavoro facciano i loro genitori. Il suo fine ultimo è quello di ottenere favori dagli stessi – dal taglio di capelli all’assistenza per la spesa – in cambio di buoni voti per i propri figli. I genitori stessi, però, inizieranno a protestare nel momento in cui alcuni alunni verranno ingiustamente vessati se i loro genitori non riusciranno a fare favori alla donna.

Che l’Europa dell’Est sia da sempre stata culla di una cinematografia tanto raffinata quanto variegata, non v’è alcun dubbio. Anche quando si tratta di far ridere – in questo caso, come già detto, con grande amarezza di fondo ed una forte critica nei confronti del Comunismo – i paesi slavi si sono sempre rivelati dei grandi maestri. Basti pensare, ad esempio, a cineasti del calibro di Petr Zelenka (I fratelli Karamazov, Lost in Munich) o di Ladislav Smoljak (Corri uomo corri), giusto per fare un paio di esempi. Ed ecco che anche i colleghi slovacchi – Hřebejk e Jarchovsky, appunto – hanno saputo reggere il confronto, dando vita ad un lungometraggio tanto frizzante quanto arguto e tagliente, pregno di significato e dove il contesto scolastico si fa metafora di tutto il sistema politico degli scorsi decenni. La paura, il bisogno e, soprattutto, l’omertà si fanno ruote motrici di un meccanismo che a lungo andare, può solo portare all’annientamento dell’essere umano in quanto tale. A meno che non si trovi il coraggio di ribellarsi e di reagire. Ed è proprio quello che hanno fatto alcuni genitori, protagonisti della vicenda. Un episodio, quello qui messo in scena, che, se da un lato ci fa sperare in un futuro migliore, dall’altro, però, sembra ricondurci, di punto in bianco, di nuovo punto e a capo, quasi ci si trovasse all’interno di un circolo vizioso da cui è difficile – se non addirittura impossibile – uscire. Ottimista e pessimista (o sarebbe meglio dire realista?) allo stesso tempo.

Al di là dello script impeccabile, al di là di ogni qualsivoglia messaggio subliminale, però, la vera chicca di The teacher è proprio il personaggio dell’insegnante Maria, protagonista della vicenda ed impersonata dalla bravissima Zuzana Mauréry, che per questa sua interpretazione è stata premiata come miglior attrice al Festival di Karlovy Vary. I suoi tacchi a spillo, le sue gonne svolazzanti, così come le sue subdole espressioni e le sue pettinature eccentriche – ben messe in risalto da un’arguta macchina da presa – non verranno dimenticate poi tanto presto. Così come, ci auguriamo, anche l’importante messaggio qui contenuto, d’altronde.

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