individuale e collettiva. Il racconto si conclude con l’indimenticabile serata in cui, in una piazza San Pietro stracolma di folla, Jorge Bergoglio vestito di bianco e con una croce di ferro, saluterà il mondo con il nome di Francesco, con la schietta semplicità e l’umanità profonda con cui tutti siamo abituati a conoscerlo.
per cercare di capire come mai quest’uomo oggi trasmette queste emozioni e perché sembra non aver paura di nulla. Non ha paura, perché è passato attraverso molti inferni e qualche purgatorio. Questo non è un film religioso. È un film che racconta un personaggio che crede. E nel raccontarlo sono stato dalla sua parte, ammirando e invidiando ogni sua scelta, cercando di mettere assieme gli indizi, scrutando il suo volto durante omelie e interviste di “prima” della sua elezione, e infine cercando di rispettare una verità – sia pure ipotetica – ma soprattutto le leggi del raccontare, che impone il tentare di essere comunicativi senza barare. Un cenno agli attori argentini, cileni e spagnoli che mi hanno seguito in questa avventura: ho avuto un cast straordinario, che ha saputo sostenere la storia dando credibilità e umanità ai personaggi realmente esistiti e a quelli che ho reinventato mettendo assieme più persone in un volto solo. Fare questo film è stato un campo di battaglia nel quale ho imparato molto, conosciuto da vicino persone incredibili. L’Argentina, dove le ferite sono ancora fresche ma dove circola una incredibile energia, dove i problemi economici ogni giorno liberano energie per noi totalmente nuove. Non è un caso che il rinnovamento della chiesa potrebbe venire dall’America Latina. Per me è stato un onore scavare nelle radici di una persona che catalizza su di se l’energia di un intero continente e dei suoi movimenti politici, religiosi, culturali. Ha avuto la fortuna di vivere una vita che somiglia ad una narrazione. Non tutti abbiamo questo onore nelle nostre vite.
Evangelina Himitian “Francesco il Papa della gente”. Poi approfondendo di più la sua biografia ho trovato che c’era molto altro non trattato in questo libro e ho quindi deciso di distaccarmene. A quel punto nel progetto avevo coinvolto Daniele Luchetti e con lui siamo stati in Argentina all’inizio del 2014 per incontrare amici di gioventù di Bergoglio, sacerdoti che hanno lavorato fianco a fianco con lui, per farci raccontare chi era questo uomo che è “venuto dalla fine del mondo” (come ha detto la sera della sua elezione) per rivoluzionare la Chiesa. Dalla viva voce di chi ha conosciuto Bergoglio abbiamo scoperto poco a poco una figura di uomo che ha saputo mettersi al servizio degli ultimi, degli emarginati, dei poveri. E lo ha fatto rimanendo umile ma nello stesso tempo combattendo con estrema energia contro le ingiustizie e le prevaricazioni. Per raccontare la vita di questo uomo che tanto sta facendo per riportare la Chiesa vicino alla gente, abbiamo scelto la strada che ho sempre seguito in tutta la mia carriera nel cinema: il realismo e insieme l’emozione. Per essere più realistici e raccontare la verità, la vita di un argentino, abbiamo quindi deciso di girare il film in gran parte in Argentina, con attori argentini, in lingua spagnola e siamo molto soddisfatti perché il film che abbiamo in mano è ricco di verità, e dalla verità si sprigiona un’emozione incredibile. Ci sono sequenze come quelle relative alla dittatura dei generali o alla missione pastorale di Bergoglio tra i poveri delle favelas che colpiscono dritti al cuore, grazie anche all’interpretazione di attori straordinari. E’ un film che racconta una vita spesso difficile, piena di momenti drammatici, un film che non è un “santino” edulcorato ma il tentativo di farci scoprire le radici e il percorso di una personalità che fino a due anni fa la maggior parte di noi non conosceva. E rivedendo ora tutta la sua vita, le sofferenze, le amicizie, i momenti bui, si comprende meglio da dove arrivano la forza e l’energia di quest’uomo che sta già facendo la storia. La lavorazione del film è stata molto lunga e complessa: nella fase di scrittura del copione è stato difficile scegliere in più di 70 anni di vita i momenti più intensi e significativi, che riuscissero a spiegare l’uomo e il pastore. Il set è stato lungo e impegnativo, dovendo ricostruire tante epoche diverse, e per questo motivo abbiamo dovuto utilizzare due attori per interpretare Bergoglio, prima da giovane fino alla maturità, e poi negli ultimi anni. Io avevo già prodotto in passato due film dedicati a Papa Wojtyla, oltre ad altre miniserie televisive dedicate a personaggi della storia e della cronaca (Paolo Borsellino, Maria Montessori, Giorgio Ambrosoli):ad unirli è il fatto che rappresentano persone che nel compiere il loro dovere quotidianamente hanno insegnato agli altri il coraggio e la forza di credere fino in fondo ai loro ideali.