IL RE LEONE remake in live action della DISNEY – la recensione di Marina Pavido

Dal 21 agosto nelle sale italiane, Il Re Leone, per la regia di Jon Favreau è il rifacimento in live action del celebre lungometraggio d’animazione Disney realizzato nel 1994.

Come è accaduto, dunque, per la gran parte dei lungometraggi in live action degli ultimi anni, anche nel presente lavoro viene rispecchiata fedelmente la sceneggiatura originale, con l’unica aggiunta di qualche guizzo registico e di qualche (auto)citazione (La Bella e la Bestia, a tal proposito, è tra i lavori tirati in causa). La storia è quella che conosciamo tutti: il piccolo leoncino Simba, figlio del re Mufasa, dopo aver assistito alla morte del padre per colpa dello zio Scar, fugge lontano per trovare la serenità insieme ai suoi amici Timon e Pumbaa. La responsabilità nei confronti della sua terra, fortemente minacciata dalla presenza di Scar, tuttavia, lo spingerà a tornare indietro.

Se, dunque, la storia in sé già da quando è stata realizzata nel 1994 presenta una riuscita linearità per un percorso di crescita che ben si confà a quanto teorizzato a suo tempo da Vladimir Propp, bisogna anche riconoscere al presente lavoro di Favreau una buona realizzazione dal punto di vista prettamente registico, con tanto di riusciti inserti non presenti nel lungometraggio originale che hanno contribuito ad aggiungere al tutto un gradito tocco di lirismo, tra cui, su tutto, la scena in cui una ciocca di peli di Simba vola da un luogo all’altro fino ad arrivare alla sua zona d’origine, facendo capire a tutti che egli, in realtà, è ancora vivo.

Il problema principale di un lavoro come Il Re Leone, tuttavia, è un altro. E la cosa riguarda, purtroppo, anche gli altri live action realizzati dalla Disney negli ultimi anni (fatta eccezione, probabilmente, soltanto per il pregevole Il Libro della Giungla, realizzato nel 2016). Se, infatti, ogni anno la Disney continua a realizzare modesti prodotti d’animazione, questa impellente esigenza di rilanciare i grandi classici del passato altro non rivela che una pericolosa carenza di idee, cosa, questa, ampiamente dimostrata anche dal fatto che i suddetti prodotti in live action – fatta eccezione per qualche leggera variazione – altro non sono che modesti trasferelli senza una propria personalità.

Questo è stato il caso della maggior parte dei lavori realizzati negli ultimi anni, così come, purtroppo, è anche il caso del presente Il Re Leone, mera operazione nostalgica di ciò che è stato realizzato in passato e che dalla sua – fatta eccezione, appunto, per una regia complessivamente buona – ha soltanto la vincente, tenera immagine di Simba da cucciolo, la cui immagine, sin dal momento in cui è stato ufficialmente lanciato il trailer, nell’epoca dei social in cui viviamo, è diventata immediatamente virale.

Marina Pavido

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