C’era una Volta… A Hollywood di Quentin Tarantino – La recensione di Marina Pavido

Nelle sale italiane dal 18 settembre, C’era una Volta… A Hollywood è il nono film del celebre regista Quentin Tarantino.

C’era una Volta… A Hollywood, partendo dalle vicende dell’attore Rick Dalton (Leonardo Di Caprio), ripercorre passo dopo passo ogni singolo aspetto della Hollywood dell’epoca (e, nello specifico, del 1969), per una serie di vere e proprie cartoline, ognuna delle quali intenta a mostrarci una realtà diversa. Operazione, la presente, sì complessa e stratificata, ma anche piuttosto complicata da portare avanti. E, di fatto, il problema principale di un lavoro come il presente è proprio quello di apparirci decisamente frammentario, soffrendo, soprattutto per quanto riguarda la parte centrale, a causa di un ritmo che arranca a fatica.

Detto questo, il presente C’era una Volta… A Hollywood ci appare più che altro come una favola a lieto fine, per un Quentin Tarantino che non ti aspetti e che, grazie alla potenza del mezzo cinematografico, ha ancora una volta voluto, a suo modo, cambiare la storia, analogamente a quanto accaduto in Bastardi senza Gloria (2009). Un’operazione, la presente, che ha fatto spesso e volentieri storcere il naso e che, di fatto, ci appare come qualcosa di estremamente intimo e personale, come se Tarantino stesso avesse deciso di dar voce unicamente al suo grande amore per il cinema stesso.

Eppure, malgrado le numerose problematiche del caso, non mancano momenti estremamente coinvolgenti come la scena iniziale, con tanto di riusciti montaggi alternati, le sequenze in cui vediamo pian piano, di notte, accendersi tutte le insegne luminose di Hollywood – con un riuscito plongé su un’arena cinematografica all’aperto – e il momento in cui Sharon Tate va a vedersi per la prima volta al cinema. Ma, si sa, quando Tarantino vuole creare determinate atmosfere, ci riesce alquanto bene.

Marina Pavido

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