Nelle sale italiane dal 18 luglio, SERENITY L’ISOLA DELL’INGANNO

Scritto e diretto da STEVEN KNIGHT è un thriller molto particolare che mischia vari generi con un cast eccezionale.

Già il fatto che il protagonista sia lo statuario MATTHEW Mc CONAUGHEY coadiuvato da ANNE HATHAWAY, DJIMON HOUNSOU e DIANE LANE attira lo spettatore in sala.

Nell’incipit è racchiusa tutta la storia che il regista in maniera certosina snocciola diaframma dopo diaframma con un finale inaspettato.

Tutto inizia da una pupilla d’occhio che velocemente sposta lo sguardo a bordo di una barca d’altura. Ci troviamo catapultati in un mare cristallino dell’isola di Plymount  (le scene sono girate nelle Isole Mauritius) dove il ritmo della vita è scandito dalla voce rassicurante dello speaker della locale stazione radio che ci tiene informati sulle condizioni meteorologiche.

Il nostro eroe per sfuggire alla vita precedente si guadagna da vivere con i charter di pesca d’altura che organizza per facoltosi vacanzieri e con la pesca del tonno. A rendergli la vita più facile c’è una donna (DIANE LANE) più grande di lui che gode dei suoi servigi sessuali in cambio di aiuto finanziario. Dill vive vicino al Faro dell’isola in un luogo incontaminato dove la mattina appena sveglio fa un tuffo da capogiro tra le scogliere e i flutti. Una scena che fa sbavare le giovinette in sala alla vista di si tale bellezza come lo sono certe statue di antica memoria allo Stadio dei Marmi di Roma.

Lo spettatore attento che sa che di qui a poco qualcosa succederà non viene deluso dall’arrivo sull’isola dell’ex moglie (ANNE HATHAWAY). Ed ecco che la trama si svela in tutta la sua potenza. Dill che nella vita precedente si chiamava in realtà John è davanti al dilemma umano di scegliere tra il Bene e il male. Il Bene è il suo fido aiutante di colore Duke (DJIMON HOUNSOU) il quale senza riuscirci prova a dissuaderlo dal progetto criminale dell’ex moglie. Questa gli chiede di uccidere il nuovo marito di indole perversa che la picchia per gusto sadico. Ma sullo sfondo ecco che appare a volte un ragazzino esperto di elettronica che traffica con il computer. E’ il figlio di Dill (anzi John) che mal sopporta il violento patrigno.

Altri personaggi girano intorno alla storia che sembra ingarbugliarsi sempre di più.

Al riguardo il regista e sceneggiatore Steven Knight ci racconta che ha avuto l’idea di Serenity circa tre anni fa, mentre si trovava a bordo di un peschereccio. “II capitano della barca era un tipo fuori dall’ordinario. I pescatori sono abbastanza ossessionati dal loro lavoro, e così mi è venuta ,’idea di un uomo con il pensiero fisso di catturare un pesce particolare e ho cominciato a studiare più a fondo quel tipo e la sua storia, chi fosse e perché si trovasse lì”.

“Sono sempre stato incuriosito, per diversi motivi, dalle brave persone che fanno cose brutte per una buona ragione, come succede in questo film. Mi interessa anche il concetto di scelta e di libero arbitrio, perché è difficile capire se ce li abbiamo davvero. Una volta che fai una scelta è fatta, ma quello che hai deciso sarebbe accaduto comunque o è davvero dipeso da te? Volevo prendere un personaggio e metterlo in una situazione in cui all’inizio è convinto di fare delle scelte ma poi un po’ alla volta comincia a chiedersi se quello che ha deciso di fare in fondo non gli sia stato imposto”.

Pur non essendo un noir o un thriller tradizionale, Serenity rende certamente omaggio ai classici del cinema e della letteratura di genere, cosa della quale Knight è pienamente consapevole. “Per quanto riguarda i dialoghi, gli ambienti e le atmosfere, ci sono riferimenti voluti a Ernest Hemingway e a Graham Green. Ci sono anche dei riferimenti ad alcuni classici del cinema degli anni ’40. Ho preso come punti di riferimento alcuni film, ma credo di essere stato influenzato di più dalla letteratura, da scrittori come Ernest Hemingway e Graeme Greene. In particolare “Isole nella corrente”, che avevo letto moltissimo tempo fa e che ho riletto mentre ero sull’isola, ha influenzato molto il mio approccio a Serenity” .

Per il personaggio di Dill, Glickman ha tratto ispirazione dal modello cinematografico classico della virilità, a partire da Bogart e Brando. “Si è trattato di giocare con le diverse combinazioni di vulnerabilità e rudezza, mascolinità e sensibilità. Matthew ed io abbiamo lavorato insieme per trovare un risultato apparentemente semplice, ma che, mano a mano che la storia procede, finisce coll’essere il riflesso della vita che sta vivendo”.

Duke, interpretato da Djimon Hounsou, rappresenta la parte emotiva e spirituale del film. Per Glickman è stato interessante poter creare gli abiti per un uomo che trasmette sempre la sua umiltà e la sua semplicità, ma anche giocare con i colori, in modo da renderlo uno dei personaggi più vivaci e vibranti di Serenity. “È un importante contrappeso al mondo in qualche modo sbiadito che ho creato per il resto del film. Ci sono un sacco di personaggi con abiti dai colori molto pallidi e volevo che Duke porta sse invece abiti dai colori molto saturi”.

Tornando al film non vi diciamo il finale che come per ogni buon thriller si trova nell’ultima pagina, ops nell’ultima scena.

Ringraziamo la Distribuzione Lucky Red che riesce sempre  adistricarsi nella giungla hollywoodiana

Lascia un commento

Top