Speciale 58mo #FestivaldeiPopoli, Firenze 10 – 17 Ottobre (DAYS 3&4)

Al giro di boa l’islamofobia e le contraddizioni dell’odio in Birmania e un inno di speranza diffuso sulle onde radio di Radio Kobane

“Le Vénérable W” (Francia, Svizzera, 2017, 95’), il documentario di Barbet Schroeder è  l’evento speciale della terza giornata In Birmania il “Venerabile Wirathu” è uno dei monaci buddisti più importanti e rispettati, che con i suoi accorati discorsi e la pubblicazione dei suoi scritti sta fomentando l’odio dei seguaci nei confronti della minoranza musulmana risiedente nel paese, spingendoli alla lotta armata e alla violenza. Wirathu, sacro rappresentante della più pacifica delle fedi, paragona i suoi nemici ai pesci gatto, creature che si riproducono rapidamente, possiedono una natura aggressiva e distruggono senza eccezione l’ecosistema in cui si trovano, raggiungendo nel suo programma di pulizia etnica un livello di ostilità tale da aver suscitato recentemente anche la preoccupazione del Papa. Tutto ciò in un paese dove il 90% della popolazione professa il buddismo, religione fondata su una pratica di vita non violenta. Un documento doloroso e necessario sull’odio nel nostro tempo.

Mentre in concorso internazionale, il sacrificio e la dedizione fotografate dal celebre artista Ben Russel in “Good Luck” (Francia/Gremania, 2017, 143’), documentario applaudito a Locarno che segue due comunità minerarie agli antipodi: la prima in Serbia a più di 600 metri nelle profondità della Terra, e la seconda nel caldo tropicale del Suriname, tra sudore, esplosioni, e condizioni che sembrano appartenere a un’altra epoca. Alla presenza dell’autore.

Invece Allo Spazio Alfieri (via dell’Ulivo 6). Il dietro le quinte del teatro è al centro di “Theatre 1” di Kazuhiro Soda (Giappone/USA, 2012, 172’), documentario che osserva il mondo del famoso drammaturgo giapponese Oriza Hirata e della sua compagnia

Ieri invece il ritorno alla vita della città che è divenuta simbolo della resistenza all’Isis, in un inno di speranza diffuso su onde radio. Questo è “Radio Kobanî” (Paesi Bassi, 2016, 70’), il film di Reber Dosky che è stato l’evento speciale della quarta giornata. Girato nell’arco di tre anni, il film racconta la storia di Dilovan, una giovane ex studentessa curda che, durante la guerra di liberazione dalle milizie di Daesh, organizza con un gruppo di compagne una stazione radio per restituire calore, forza e speranza agli abitanti di una città ormai quasi completamente rasa al suolo ma ancora viva. I programmi, costituiti in maggior parte da interviste ai sopravvissuti, profughi di ritorno, combattenti e poeti, danno un senso di appartenenza a tutti gli ascoltatori, che si trovano a dover ricostruire la città e il proprio futuro. Anche Dilovan usa la radio per raccontare la propria storia, in forma di messaggio al bambino che potrebbe avere un giorno. Un racconto amaro, intimo e poetico che analizza la rinascita dopo il conflitto raccontando il trauma, la guarigione, la speranza e l’amore.

Per il concorso internazionale “Maman Colonelle” (Repubblica Democratica del Congo/Francia, 2017, 72’), con cui il regista Dieudo Hamadi segue le battaglie di Honorine Manyole, vedova quarantaquattrenne madre di sette figli a capo dell’unità di polizia per violenze sessuali e la protezione dei minori di Bukavu, in Congo. Trasferita in una nuova città, Honorine si ritroverà a fare i conti con le orme disumane lasciate dalla guerra tra ugandesi e ruandesi, e a confrontarsi con nuove sfide da affrontare con tenacia, abnegazione e dedizione. Il film è stato preceduto dal corto “Palenque” di Sebastian Pinzon Silva (Colombia/USA, 2017, 26’), ritratto di un piccolo paese colombiano tra documentario e musical.

Per le proiezioni sempre in concorso internazionale due corti: “Duelo” (Cuba, 2017, 12’), in cui Alejandro Alonso Estrella osserva un antico rituale caraibico per placare i demoni interiori e le inquietudini, e “On the edge of life” (Siria, 2017, 45’), storia di perdita e migrazione dalla Siria verso la Svezia, firmata da Yaser Kassab.

E’ proseguita la rassegna di Kazuhiro Soda (ospite del festival) con “Theatre 2” (Usa/Giappone, 2012, 170’), lavoro del maestro che si concentra sul rapporto tra il famoso drammaturgo Oriza Hirata e il mondo contemporaneo, per assicurare la sopravvivenza della sua arte.

Oggi sabato 14 ottobre infine una pellicola d’eccezione – La musica e il mito della più grande rock band giapponese di tutti i tempi, gli X Japan, arriva al 58/mo Festival dei Popoli con l’anteprima italiana di “We are X” (UK/Giappone/USA, 2017, 95’), il documentario di Stephen Kijak applaudito al Sundace ed evento speciale della quinta giornata della manifestazione, a presentare il film in sala sarà un ospite d’eccezione: il carismatico frontman Yoshiki, batterista, pianista, compositore e produttore sotto la cui enigmatica guida gli X Japan hanno venduto più di 30 milioni di singoli e album, annoverando tra i fan nomi del calibro di Sir George Martin, i KISS, Stan Lee e persino l’imperatore del Giappone. Prodotto dal team premio Oscar per “Searching for Sugar Man” e acclamato dalla critica internazionale “We are X” è l’incredibile storia di una band che ha creato un fenomeno culturale unico, a partire dagli anni ‘80 fino alla memorabile performance al Madison Square Garden di New York nel 2014.

Mentre continua con “Campaign 2” (Usa/Giappone, 2013, 149’), la rassegna integrale del maestro Kazuhiro Soda (ospite del festival) che si concentra sulla campagna elettorale di un candidato solitario e squattrinato dopo la catastrofe di Fukushima, in Giappone.

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