Nelle sale italiane dal 29 giugno, Ninna nanna opera prima di Dario Germani ed Enzo Russo la recensione di Marina Pavido

Anita è un’enologa di successo che vive in un piccolo paesino della Sicilia. La donna è felicemente sposata con Salvo ed aspetta la prima figlia. In seguito alla nascita della piccola Gioia, però, qualcosa si incrina e la donna inizierà a vedere la figlioletta più come una minaccia per il suo matrimonio ed il suo lavoro che come una benedizione. Non sarà facile gestire il suo disagio, soprattutto perché nessuno sembrerà disposto a capirla.

Dopo l’uscita nelle sale di Girotondo, per la regia di Tonino Abballe, ecco un nuovo prodotto proveniente dalla stessa équipe che, analogamente al primo lavoro, tenta di analizzare un disagio interiore ancora sconosciuto ai più. In questo caso parliamo di depressione post partum e la storia di Anita è la storia di molte altre donne nelle sue condizioni che difficilmente riescono a trovare conforto e comprensione.

Seppur delicata ed adeguatamente empatica, la storia della protagonista vede una sceneggiatura con troppi clichés, per una soluzione finale che appare fin troppo scontata ed anche un po’ affrettata. Il fatto che Ninna nanna sia un’opera prima, lo si vede, purtroppo, da una maldestra direzione attoriale, di fianco ad un cast di tutto rispetto, con un’importante esperienza alle spalle, come anche da scelte registiche che risultano spesso eccessive, malgrado le buone intenzioni (in particolare per quanto riguarda le scene oniriche).

Un po’ di sbavature, anche per quanto riguarda la post produzione, e qualche eccesso di troppo, dunque, per un lavoro in cui tutto sommato si vede che chi ci ha lavorato ha creduto molto. Bisognerà aspettare un nuovo lavoro dei due giovani registi per sapere in come si evolverà il loro modo di fare cinema.

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